Chapterando...

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16 dicembre 2019

Natale con ritratto: non perdiamo questo privilegio emotivo in una memoria liquida, indefinita e volatile di un telefonino


Ci metto la faccia. Frase pop e a ben vedere anche antica, oppure vecchia di quel solido stampo lombardo che però ha un suo senso in comunicazione.
Magari non lo ha per le grandi brand della comunicazione, ove talvolta si sceglie la spersonalizzazione come elemento consapevole di posizionamento, ma va bene, riguarda loro e non noi che alla personalizzazione ci crediamo.
Con una piccola conferma di una decina di giorni fa, in occasione di una gara per una nota e planetaria azienda di automazione, mi è stata chiesta una foto, quale elemento integrante della proposta e delle credenziali. Mia e di ogni partecipante al team. Mi ha fatto piacere, lo condivido.
Ho sperimentato la potenza del ritratto a un bel giro di boa esistenziale e professionale, di quelli come in regata dove occorre andare a cercare il vento. E la nuova rotta arrivò anche con l’aiuto del ritratto di Settimio Benedusi, il fotografo bravo, che ha ripreso le più belle modelle del mondo nei posti più fighi dell’universo e che ora, con sapiente understatement si definisce faccista, ritenendo la bellezza per la bellezza un’effimera illusione.
Il ritratto quindi come identità, il ritratto per attraversare i capitoli e da quando è nata nel 2015, la Chapter4 che ho così voluto, ha già tre ritratti miei: quello in cui dovevo guardarmi, quello in cui dovevo scoprirmi, quello di oggi che è anche per riconoscere che il volto è in continuo divenire, che i capelli sono diventati corti perché in realtà stanno ricrescendo, che la montatura degli occhiali è più aggressiva. Che ci sono capitoli nei capitoli e questo è forse quello che mi piace di più.

Il ritratto, come dice Settimio Benedusi per introdurre il progetto dei Ritratti Fotografici Stampati, nasce dalla precisa convinzione di riportare l’antico privilegio del ritratto a disposizione di tutti.
“la fotografia ha regalato all’umanità il privilegio di avere un racconto iconografico del proprio passaggio su questa terra: quando c’era la pittura solo marchesi, papi, duchi e affini potevano usufruire di questa magia.

Pochi di noi hanno in casa un quadro di un nostro bisnonno, ma tutti abbiamo una fotografia di nostro nonno: non perdiamo questo privilegio emotivo in una memoria liquida, indefinita e volatile di un telefonino”.  

Da una Fotografia esclusiva, elitaria e aspirazionale a una Fotografia democratica, inclusiva, personale e intima. Dalla finzione alla verità. Da una Fotografia estetica a una Fotografia an_estetica.

Il ritratto infine da regalare per Natale. Ad amici, collaboratori, clienti per ritrovarsi, identificarsi e lasciare il segno del ricordo, che è il tessuto dell’identità (cit. Nelson Mandela).

© Settimio Benedusi