Chapterando...

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8 marzo 2018

Auguri a tutte le donne; da dove partiamo?


Come parlare di donne oggi, in questo giorno a loro dedicato, da che punto di vista e da quali considerazioni partire?
“La Giornata internazionale della donna viene celebrata ogni anno l’otto marzo per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze di cui sono ancora oggetto in moltissimi Paesi del mondo. In Italia è stata istituita nel 1922”. Riporta così il Corriere della Sera di ieri 7 marzo (Elvira Serra).
Ricordare queste conquiste è doveroso, per i notevoli passi avanti che nel corso della storia sono stati indiscutibilmente compiuti; altrettanto doveroso è ricordarle perché, se rispetto al passato la condizione della donna è migliorata, rimangono ampi margini di miglioramento.
Il traguardo dunque, se si è avvicinato, è ancora lontano. Pensiamo, per esempio, che a una donna occorre lavorare 15 mesi per eguagliare lo stipendio annuale di un collega uomo; tre mesi non sono affatto pochi, ma perché il suo lavoro vale di meno?
Un altro tema molto noto, è quello delle violenze fisiche, psicologiche, di molestie, (o peggio ancora), parole che troppo spesso leggiamo o sentiamo.
Ogni notizia è uno spunto per spingerci a non fermarci nel lungo cammino della progressiva emancipazione femminile. A volte quanto più la donna si emancipa, tanto più l’uomo reagisce, magari per imporre un potere che si sente scivolare via dalle mani.
Prendendo l’avvio dall’attualità, il pensiero non può non arrivate a casi di esplosione di violenze o soprusi contro le donne. Ci viene in mente la violenza sessuale e quindi il caso Harvey Weinstein, ma anche, con una visione più ampia, gli abusi sul lavoro. I dati Istat dicono che nel nostro Paese negli ultimi tre anni sono 425 000 le donne che li hanno subiti, considerando il solo luogo di lavoro; e troppo spesso in silenzio, senza denunciare, per paura o per vergogna.
L’attualità ci porta anche a un’altra violenza assurda, quella sulle ragazze rapite dai terroristi islamici di Boko Haram mentre si trovavano a scuola, in nome di un presunto peccato insito nella cultura e nell’educazione occidentale. In Nigeria, dopo le 276 ragazze rapite nel 2014 a Chibok, 110 sono state prelevate con la forza da una scuola lo scorso 19 febbraio a Dapchi. Innocenti, con la sola ‘colpa’ dell’istruzione. Restano una scuola violata e chiusa, tanta rabbia e sconforto per un fenomeno che è tutt’altro che spento; e ancora tanta strada da percorrere, se ancora oggi l’istruzione non è un diritto scontato per una donna.