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22 gennaio 2016 - Federica Delachi

Self spot

Mi faccio pubblicità in questo primo post dell’anno. La carne è debole, si sa, e la mia non fa eccezioni. Così è che dal blog valorizzo il Premio che mi è stato dato mercoledì scorso, 20 gennaio 2016, dal Club del Marketing e della Comunicazione. Alle vincitrici (tutte donne, professioniste del marketing e della comunicazione) è stato chiesto di dare un contributo al tema della comunicazione anti crisi. Ed ecco il mio.

Innanzitutto, dopo quasi otto anni dal fatidico 2008, ho difficoltà a definire questo momento storico come un momento di crisi. Non perché non possa esserlo, soprattutto dal punto di vista economico, ma perché la parola crisi sottintende qualcosa di provvisorio. Mentre qui siamo in presenza di un fenomeno strutturale.
Tanto che recentemente, Christine Lagarde, capo del Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che “la mediocrità potrebbe diventare la nuova normalità”.

La comunicazione, occupandomi di societing, non modifica il proprio ruolo rispetto al passato, che resta da sempre e per sempre quello di connettersi con lo “spirito dei tempi”, lo zeitgeist. E quindi di esprimersi, in quantità e qualità, secondo quanto desiderano sentirsi dire i cittadini e la società.

Ora a me sembra, e consiglio di leggere il bellissimo articolo di Francesco Piccolo su La Lettura di questa settimana, che il tema più spinoso per tutti noi comunicatori, sia quello della complessità, più che della crisi. Tanto che si inizia a desiderare, più o meno inconsciamente, più o meno intensamente, la semplificazione.

Già il cittadino, il consumatore, l’individuo, porta dentro di sé contrasti così forti da farne un ossimoro vivente. Gli piace tutto e il contrario di tutto, agisce nella società come se dentro di sé convivessero 2/3 persone; desidera e sogna come se al proprio interno desiderassero individui molto diversi, persino in contrapposizione fra loro.

In aggiunta a quest’aspetto, la società, i marchi, le aziende che investono e comunicano, in qualche modo – pur con gli effetti benefici della concorrenza – contribuiscono a complicare. Che è il contrario di semplificare, quale probabile nuovo bisogno emergente.

E continuo ad attingere a piene mani dal pezzo di Piccolo, che segnala come: dalla compagnia aerea, dalle banche, dal vettore di car sharing, arrivino quotidianamente le sfide della scelta. Su quale tasso di interesse, quale traffico telefonico gratuito e persino quale caffè: ristretto, lungo, macchiato … Tanto da lasciarci spesso sfiniti. Spesso insoddisfatti (avrò fatto la scelta giusta?)

Per non dire dei soliti tre amici che smontano la tua scelta, che ti dicono se lo dicevi a me …

Ecco, io credo che dobbiamo tutti leggere l’articolo di Francesco Piccolo e cercare ogni istante la via maestra della Semplificazione, per salvarci dalla vera crisi, che è quella delle continue e ossessionanti scelte.

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